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http://hdl.handle.net/2067/885
Titolo: | Is the Judge a Questioning Man? Notes in the Margin of Khotanese pharṣavata | Autori: | Filippone, Ela | Parole chiave: | Lingua Iraniana, lessico;Iranian Language;Etnolinguistica, area iraniana;Ethnolinguistics, Iranian area;Persiano, lessico;Persian Language, lexicon | Data pubblicazione: | 2007 | Editore: | Harrassowitz Verlag | Fonte: | Filippone,Ela: “ Is the Judge a Questioning Man? Notes in the Margin of Khotanese pharṣavata-”, in M. Macuch, M. Maggi, W. Sundermann (eds.), Iranian Languages and Texts from Iran and Turan. Ronald E. Emmerick Memorial Volume, Iranica, Bd. 13, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden 2007, pp. 75-86 | Abstract: | Prendendo spunto dalla etimologia proposta da Ronald E. Emmerick per Khotanese pharṣavata- “giudice” (< *phara-paršta-pati- “il signore che chiede molto”), viene presentata una panoramica delle forme lessicali iraniche risalenti alla radice Ir. *fras- “chiedere” (IE *perk-/prek-) che hanno sviluppato un senso tecnico speciale, entrando a far parte del lessico giuridico / giudiziario. L’analisi parte dalla documentazione epigrafica achemenide antico-persiana (APrs. prs- “chiedere conto, punire”), con inclusione della documentazione indiretta (tavolette elamiche e babilonesi, papiro aramaico di Elefantina ecc.), estendendosi poi all’epoca medioiranica (vedi MPrs. pādifrāh, Sgd. pātfrās, ecc. “punizione”; possibili interpretazioni di Phl. pursišnīg in Dk VII 6.6, ecc.) e neoiranica. A differenza di MPrs. purs-, Sgd. pərs- e Khot. puls-, Prs. porsidan è stato documentato anche nel senso di “chiedere conto”, come già APrs. prs-. Ne è prova un passo del Diatessaron persiano (episodio dell’adultera), la cui interpretazione aveva lasciato perplesso l’editore Messina (1951). In considerazione delle nozioni associate agli elementi lessicali raccolti, e tenendo conto della frequente confusione in molte lingue tra le nozioni di ‘chiedere (per avere)’ e ‘chiedere (per sapere)’, si suggerisce la possibilità di individuare per gli esiti di Ir. *fras- esaminati due diversi percorsi semantici, che partendo da ‘chiedere’ hanno portato a sviluppare da una parte il senso di ‘interrogare’ e dall’altra quello di ‘chiedere conto’, con eventuali sovrapposizione tra i due percorsi. Raccogliendo un suggerimento di Benveniste a proposito dell’interpretazione del Lat. quaestor, l’autrice giunge alla conclusione che il giudice menzionato nel titolo (Khotanese pharṣavata-) è sicuramente uno “che fa domande”, ma che la sua funzione primaria rimane quella di richiedere un risarcimento. |
URI: | http://hdl.handle.net/2067/885 | ISBN: | 978344705670 | Diritti: | If not otherwise stated, this document is distributed by the Tuscia University Open Archive under a Creative Commons 2.0 Attribution - Noncommercial - Noderivs License (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/) |
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