Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2067/720
Titolo: Auf Wiedersehen, un saluto di Montale. Note sui sistemi retorici in una poesia di Satura
Autori: Grazzini, Filippo
Parole chiave: Letteratura italiana sec. XX;Filologia e critica;Montale;Satura
Data pubblicazione: 2006
Editore: Agorà Edizioni
Fonte: F. GRAZZINI, 'Auf Wiedersehen, un saluto di Montale. Note sui sistemi retorici in una poesia di Satura' in G. SOMMARIVA (a cura di), Amicitiae Munus. Miscellanea di studi in memoria di Paola Sgrilli, Agorà Edizioni, La Spezi 2006, pp. 46-57
Abstract: 
Gli otto versi di Auf Wiedersehen, inclusi nel 1971 in Satura, quarta raccolta di Eugenio Montale, compaiono originariamente sul "Corriere della Sera" l'11 aprile 1969, in calce all'elzeviro Variazioni. Nell'articolo e in molte altre prose di moralità scritte in quegli anni Montale dichiara il suo senso di in appartenenza a un tempo che, pur dopo la barbarie di molte precedenti fasi del Novecento, non ha salvaguardato almeno una parte dell'eredità dell'umanesimo individualista, ed è segnato da trasformazioni della mentalità, massificazione sociale, primato della macchina, ideologemi, perdita del senso dell'identità. Quando si esprime in versi, però, il premio Nobel non rinuncia del tutto all'interrogazione di un mondo pur quasi incomprensibile, all'enunciazione di alcuni principi, al ricorso a certi accorgimenti per adattarsi all'epoca. Così nei vv. 1-4 di Auf Wiedersehen si sostiene, su non dichiarati fondamenti filosofici, la mera convenzionalità di ogni incontro tra gli uomini. L'articolazione concettuale dei vv. 5-8, invece, sembra dischiudere una prospettiva diversa, tuttavia con un'autodennuncia di inganno e un finale enigmatico. Un'analisi variantistica, che considera i modi in cui il testo muta forma (incluso il titolo) dalla prima redazione manoscritta in minuta (23 marzo 1969) alla stesura in pulito dello stesso giorno, all'uscita su quotidiano, alla ripresa dopo l'11 aprile del testo in dattiloscritto (ancora una volta in data 23 marzo), al ne varietur di Satura, permette di riconoscere la progressiva venuta in luce della necessità, per il genere umano, dell'illusione di realtà se si vuole operare nel mondo. Consente tra l'altro una connessione a determinati spunti di riflessione nella prosa dell'elzeviro e fa echeggiare passi di numerosi altri testi di Satura. Particolarmente importante l'elaborazione del v. 6, dove l'originario riferimento alla pragmaticità dell'intervento degli uomini sul reale muta progressivamente in sottolineatura del travaglio di pensiero che il voler modificare uno stato di cose comporta. E a suo modo decisiva la correlata scelta del v.1. Da qui il saluto "Auf-wieder-sehen" è escluso, per essere posto a titolo della poesia. Il prefisso iterativo verbale viene in questo modo reso nucleo generativo del componimento: lo rivela poi il suo rapporto con l'aspirazione alle "riforme", contraddetta tuttavia dalla finale asserzione di mancanza di "forma" del mondo. L'aspirazione montaliana alla decenza del vivere tende così a formularsi, per l'impossibilità di enunciati forti, in figure etimologiche.
URI: http://hdl.handle.net/2067/720
ISBN: 88-87218-56-0
Diritti: If not otherwise stated, this document is distributed by the Tuscia University Open Archive under a Creative Commons 2.0 Attribution - Noncommercial - Noderivs License (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/)
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