Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: http://hdl.handle.net/2067/48681
Titolo: Schermo, linea, superficie. Cecilia Mangini e l’astrazione analitica
Autori: Catanese, Rossella 
Di Girolamo, Lucia
Rivista: ARABESCHI 
Data pubblicazione: 2021
Abstract: 
La cineasta pugliese Cecilia Mangini è stata una figura emblematica nel panorama italiano del cinema delle donne, interprete di un’idea di film documentario nata nel rigore formale dell’estetica cinematografica. Legata a Pier Paolo Pasolini da sodalizio artistico, si ispira al romanzo Ragazzi di vita (1955) per la sua prima pellicola: Ignoti alla città (1958), racconto della marginalizzazione sociale dei ragazzi di borgata. È un ritratto di Roma distante dalla precettistica convenzionale del cinema non-fiction, che negli anni Cinquanta promuove la ricostruzione post-bellica. Nel 1960, in pieno “miracolo economico”, Mangini compie un ulteriore scatto di ricerca formale e gira Stendalì, in cui ferma un’immagine di donna che va sparendo: quella della lamentatrice funebre. Con Essere donne (1965) racconterà con lucida visione i cambiamenti della condizione femminile in atto nel paese. Ma prima l’estrema sperimentazione di Stendalì fissa le poche dimensioni dell’esistenza in cui, al Sud, il femminile può esprimersi. L’astrazione, strumento di analisi dello sguardo, fa di quel corpo femminile un nodo simbolico, un necessario punto di passaggio tra passato e presente.
URI: http://hdl.handle.net/2067/48681
ISSN: 2282-0876
Diritti: Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International
È visualizzato nelle collezioni:A1. Articolo in rivista

Visualizza tutti i metadati del documento

Page view(s)

90
Last Week
0
Last month
7
controllato il 24-apr-2024

Download(s)

7
controllato il 24-apr-2024

Google ScholarTM

Check


Questo documento è distribuito in accordo con Licenza Creative Commons Creative Commons