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Title: La strada di casa. Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah
Other Titles: The way back home. The return in Italy of the holocaust survivors
Authors: Guida, Elisa
Keywords: Shoah;Rimpatrio;Holocaust;Return;M-STO/04
Issue Date: 13-Jun-2013
Publisher: Università degli studi della Tuscia - Viterbo
Series/Report no.: Tesi di dottorato di ricerca 25. ciclo
Abstract: 
Questa ricerca è dedicata agli italiani sopravvissuti alla Shoah e s’interroga sulle altre prove, sulle altre fatiche e sulle altre paure1 che essi dovettero affrontare per ritornare a casa dopo l’esperienza estrema della deportazione. Una storia di viaggi? Anche. Ma soprattutto una storia corale che parla di ricostruzione, di incontri e di abbandono, di un sentire umano che riaffiora dopo l’offesa subita nei campi di sterminio; e che racconta un’umanità che dimostra poco interesse per i superstiti. Il rimpatrio è una storia di contrasti; per evidenziarli il lavoro procede dal generale al particolare e si articola in due sezioni distinte e speculari, necessarie l’una all’altra e che si richiamano di continuo.
1 L’espressione è di P. Levi, La tregua, Einaudi, Torino, 1989, p. 178. (Se non diversamente indicato, i riferimenti bibliografici si riferiscono alle edizioni consultate; per le prime edizioni cfr. Bibliografia).
2
La ricerca s’inizia partendo dalla considerazione che un’esperienza acquista senso in
relazione alla sua collocazione nel tempo, e che la peculiarità di un avvenimento è data
dalla comparazione. Da qui la necessità del primo capitolo, che ha l’obiettivo di definire lo
spazio della ricerca (o meglio, lo spazio in cui si muovono gli uomini e le donne
protagonisti di questa ricerca) secondo due principali punti d’osservazione. Nelle prime
pagine (Storia di guerra) si tenta di rispondere congiuntamente alle esigenze di una
contestualizzazione diacronica e di un approccio comparativo; quindi si esamina l’insieme
delle prigionie degli italiani durante la seconda guerra mondiale, soffermandosi sulla
specificità della deportazione razziale. Una lettura attraverso il tempo aiuterà a
comprendere le ragioni che sottostanno alla continuità tra l’esperienza (e la percezione) del
rimpatrio e l’offesa subita durante la persecuzione delle vite2. Come si cercherà di
dimostrare, infatti, il ritorno a casa s’inscrive appieno nel dramma della Shoah, poiché la
liberazione dai Lager determina la fine di una parte dell’esperienza concentrazionaria, ma
non ne rappresenta l’epilogo, che si snoda proprio attraverso le vicende - a volte
drammatiche, a volte epiche, a volte picaresche - del rientro. Ma la storia del ritorno è
anche “una storia della Repubblica e del tempo di pace”3: quindi, nella seconda parte del
capitolo, delineato il quadro dei rimpatri in Italia nel secondo dopoguerra, si riflette sulle
responsabilità istituzionali nella gestione del fenomeno. Quale è stata la risposta del
governo italiano all’emergenza del rimpatrio? E in particolare, come ci si è comportati con
quegli uomini e quelle donne che, sopravvissuti alla Soluzione finale, hanno aspettato nei
campi di smistamento della Polonia, della Germania e della Russia l’ordine per la
partenza? Quell’Italia che di lì a poco avrebbe sancito che “Tutti i cittadini […] hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione”4, che cosa ha fatto per aiutare quei cittadini perseguitati, rastrellati e
deportati proprio a causa di una razza (e di una religione) di cui si era proclamata
l’inferiorità?
Prendendo le mosse dalla descrizione dell’apparato istituzionale che gestiva dall’alto le
vite capovolte dei superstiti, si prosegue proponendo un mosaico delle esperienze di chi
2 L’espressione è di M. Sarfatti, che nel volume Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità persecuzione,
Einaudi, Torino, 2002, ha tripartito come segue la storia della Shoah in Italia: periodo della persecuzione
dell’identità dell’ebraismo (1922-1936); periodo della persecuzione dei diritti degli ebrei (1936-1943) e
periodo della persecuzione delle vite degli ebrei (1943-1945).
3 N. Labanca, Catabasi in N. Labanca (a cura di), La memoria del ritorno: il rimpatrio degli internati militari
italiani (1945-1946), Giuntina, Firenze, 2000, p. XVI.
4 Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3.
3
dipendeva da questi ordini impartiti da lontano. Nel secondo capitolo si adotta un
approccio microstorico, e attraverso l’individuazione di paradigmi interpretativi e di parole
chiave, si cerca di restituire la dimensione reale del rimpatrio (attenta ai riferimenti
geografici, alla cronologia e ai rapporti tra i salvati e i liberatori) e quella simbolica,
dominata dalla percezione dell’esperienza. Proprio in questo secondo livello di analisi si
coglie il significato profondo, storico e morale, del viaggio verso casa. Partendo dalle
considerazioni pionieristiche di Primo Levi e dalla contraddizione tra il tempo oggettivato
della storia e quello unico della coscienza, si cerca di leggere l’esperienza del ritorno a casa
alla luce delle aspettative di pace e di libertà maturate durante la prigionia e si riflette,
anche secondo una prospettiva di genere, sulle difficoltà affrontate subito dopo l’arrivo dei
liberatori.
Nella seconda parte del lavoro, si restringe il campo dell’indagine al complesso
concentrazionario di Auschwitz-Birkenau, di cui si seguono gli avvenimenti principali fin
dal periodo immediatamente precedente alla liberazione. Fornite le coordinate essenziali
per interpretare le strategie sottese alle marce della morte, lo studio prende in esame le
evacuazioni dall’Alta Slesia: una fase fondamentale che aiuta a ricostruire le storie e gli
itinerari percorsi dalla maggior parte degli italiani sopravvissuti alla Shoah.
Nel quarto capitolo si osserva il Caos primigenio5 che scoppia nel Lager all’indomani
del 27 gennaio 1945; si indaga sull’atteggiamento dei liberatori con particolare attenzione
alla prima assistenza dispiegata nel campo base e all’interesse a sfruttare il lavoro dei
sopravvissuti; attraverso l’esame di alcuni casi individuali, si ricostruiscono gli itinerari
principali del viaggio verso casa. Lasciando dialogare le fonti dall’alto con le
testimonianze dei superstiti - e tenendo in considerazione una pluralità di fattori (quali, ad
esempio, l’appartenenza di genere, l’età e lo stato di salute), che implicano aspettative e
comportamenti diversi - si cerca di fare luce su un periodo complesso e molto lontano dalla
ricostruzione tramandata dai sovietici, che hanno rappresentato se stessi secondo le regole
imposte dal regime.
L’arco cronologico considerato copre il periodo compreso tra la liberazione dei Lager e
la fine del 1945, anche se nei diversi capitoli è ampiamente esplorato il contesto precedente
e sono accennate le problematiche principali che caratterizzano la fase immediatamente
successiva. Per la periodizzazione si è cercato di risalire a una datazione precisa del ritorno
5 P. Levi, La tregua, cit., p. 175.
4
a casa di ciascun sopravvissuto italiano; i primi risultati dell’indagine sono
schematicamente riportati nell’appendice al testo.

This survey is focused on all those Italian people who survived to the Holocaust and try
to investigate and narrate all the trials, efforts and fears6 that they had to face to come back
home after having experienced the deportation. A history of travel? Maybe, but especially
a voyage tracing a history made of reconstruction, meeting and desertion, after the extreme
experience in the concentration camps; the narration of the denial of humanity neglecting
the survivors.
This research begins in considering that every event should be considered in his
historical context and compared with this background. Thus, lead us to the first chapter that
is focused on the definition of the ‘space’ surrounding the protagonists of the story itself.
According to two main different points of view: on the one hand the diachronic one (Storia
di guerra) which tries to retrace the story of all Italian people captured during the Second
World War, and on the other one the synchronic point of view (Storia di pace) narrating
the phase of repatriation in Italy and investigating the role and institutional responsibility
of the Italian Government in managing this particular phenomenon.
In analyzing the Italian institutional apparatus itself, this survey goes on portraying two
dimensions: the real one, retracing the repatriation itself (itineraries, datas, historical
events) and the symbolic one, in which we can find the deep historical and moral meaning
of this voyage towards home.
In the second part of this survey, the investigation is focused on Auschwitz-Birkenau
during the last few months before the Liberation (Death Marches): an important phase
through which retracing the stories and itineraries of Italian survivors.
The last chapter investigate the history of the Lager after the liberation, in particularly
the first aid and Red Army’s interests to take advantage of survivors manpower; moreover
several individual experiences are reconstructed.The period taken into consideration in this survey goes from the liberation of concentration camps to the end of 1945, even if in the chapters the research is also about the previous and the next historical context.
6 This expression is by Primo Levi, La tregua, Einaudi, Torino, 1989, p. 178.
Description: 
Dottorato di ricerca in Storia d’Europa: società, politica, istituzioni (XIX-XX secolo)
URI: http://hdl.handle.net/2067/2725
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