Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2067/2410
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dc.contributor.advisorTosatti, Giovanna-
dc.contributor.authorDe Nicola, Maria Alessandra-
dc.date.accessioned2013-11-13T11:56:26Z-
dc.date.available2013-11-13T11:56:26Z-
dc.date.issued2012-05-03-
dc.identifier.urihttp://hdl.handle.net/2067/2410-
dc.descriptionDottorato di ricerca in Storia d'Europa: società, politica, istituzioni (XIX-XX secolo)it
dc.description.abstractAlcune biografie di giornalisti, risalenti alla stagione di studi a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, sono ormai accreditate come lavori di chiara valenza storica. Tra le analisi più significative si annoverano quelle sulle figure di Luigi Abertini, Alfredo Frassati e Alberto Bergamini. In questo filone vuole inserirsi il presente studio, che ha come scopo di fornire uno sguardo di insieme sulle esperienza di vita, professionali e personali, di un giornalista finora poco conosciuto, Mario Borsa. Formatosi sin da giovane negli ambienti del giornalismo milanese di matrice socialista e radicale, Borsa fu per 14 anni il corrispondente estero del “Secolo”, che era considerto allora il giornale di riferimento della democrazia cittadina e nazionale. Entrata in crisi la popolarità della testata, nel 1911 egli venne richiamato in Italia per rinnovarla secondo i metodi anglosassoni e se ne assunse di fatto la responsabilità fino al 1918 quando passò a seguire i lavori della Conferenza di Versailles. Sotto la sua guida il giornale si oppose coraggiosamente alla guerra di Libia, fu tra i principali fautori dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale a fianco dell’Intesa e si spese attivamente per il raggiungimento di una pace giusta e durevole. Nel dopoguerra, come la maggior parte delle testate italiane, anche “Il Secolo” subì la lenta penetrazione delle forze capitalistiche e la seguente fascistizzazione. Borsa venne esautorato e costretto a dimettersi, ma potè testimoniare, i momenti cruciali dell’instaurazione della dittatura, attraverso le colonne del “Times”, di cui divenne corrispondente da Milano. Antifascista della prima ora, in Italia prese parte a tutte le maggiori iniziative dell’opposizione liberale e democratica senza abbandonare mai, per quanto pericolosi, i contatti con l’antifascismo di ispirazione giellista e azionista. Continuò perciò a rappresentare per tutto il Ventennio una spina del fianco del Regime, tanto che, dopo essere stato diffidato e ammonito, venne internato nel 1940 per le sue idee, che lo rendevano un “Italiano pericoloso”. All’indomani della Liberazione, il prestigio e l’integrità accumulati nel corso della lunga carriera, fecero di Borsa il candidato ideale alla direzione del “Corriere della sera”. La sua conduzione del giornale di via Solferino, per quanto breve e sottoposta a diverse influenze, ebbe una grandissima importanza: si caratterizzò soprattutto per aver contribuito a ristabilire un clima di ordine e di fiducia costruttiva e per aver saputo sfatare le paure alimentate dalla propaganda monarchica favorendo la vittoria della Repubblica al referendum istituzionale del 2 giugno; un risultato che il direttore pagò nuovamente di persona, con l’allontamento. Queste sono solo alcune delle molteplici battaglie che Borsa intraprese, con coerenza personale e integrità professionale costanti, che lo fanno ricordare come un difensore intransigente della libertà di stampa, uno dei maggiori esponenti del democratismo, un personaggio che andrebbe giustamente inserito tra gli interpreti di quella che viene indicata come “l’età d’oro” della stampa, in cui i giornalisti italiani non furono solo osservatori, bensì protagonisti della storia politica e sociale del Paese.it
dc.description.abstractSome biographies of journalists, dating back to the series of studies spanning the '70s and '80s, are now accredited as works of clear historical importance. Among the most significant analysis, those about Luigi Abertini, Alfredo Frassati and Alberto Bergamini. In this line wants to enter this study, which aims to provide an overall look on the professional and personal life experience of a little-known journalist, Mario Borsa. Trained from his youth in the areas of radical and socialist journalism of Milan, for 14 years Mario Borsa was foreign correspondent for "Il Secolo", which was considered as a reference for democracy in the city and the all nation. Fallen the newspaper into a crisis of popularity, Borsa was recalled to Italy to renew it according to Anglo-Saxon’s methods and to assume also its editorial responsibility in the crucial years between 1911 and 1918. Under his guidance the newspaper courageously opposed the war in Libya, was a major proponent of Italy's entry into the First World War alongside the Entente and worked actively to achieve a just and lasting peace. After the war, like most of Italian newspapers, "Il Secolo" had the slow penetration of capitalist forces first and of fascists then. Mario Borsa was ousted and forced to resign, but he could testify, the moments of the establishment of the dictatorship, through the columns of the"Times", for wich he became correspondent for Milan. Staunch antifascist, in Italy he tooks part in all the major initiatives of the opposition Democratic-Liberal and never left, even if dangerous, his connections with the Lombard antifascists of "Giustizia e libertà" or of "Partito d'azione". Therefore he always continued to represent a thorn in the side for the Fascist regime, so, after being warned, was interned in 1940 for his ideas, that made him a "dangerous Italian". After the Liberation, the prestige and integrity built up over the long career, made of Mario Borsa the ideal candidate to the direction of the "Corriere della Sera".His management of the newspaper of “Via Solferino”, however brief and subjected to different influences, had a great importance because it has been characterized for having helped to restore a climate of order and confidence and for having favored the victory of the Republic to the institutional referendum; a result that the responsable paid again in person, by moving away. These are just some of the battles that Mario struggled with constant personal and professional integrity. For these reasons he should be remember as an uncompromising defender of press freedom, one of the greatest exponents of democratism, and a personality who should be rightly placed between the interpreters of what is referred as "the golden age" of the press, in which Italian journalists were not only observers, but protagonists of the political and social history of the country.it
dc.language.isoitit
dc.publisherUniversità degli studi della Tuscia - Viterboit
dc.relation.ispartofseriesTesi di dottorato di ricerca. 24. cicloit
dc.subjectBiografiait
dc.subjectGiornalismoit
dc.subjectIl secoloit
dc.subjectCorriere della serait
dc.subjectBiographyen
dc.subjectJournalismen
dc.subjectM-STO/04it
dc.titleMario Borsa: biografia di un giornalistait
dc.title.alternativeMario Borsa: a journalist's biographyit
dc.typeDoctoral Thesisen
dc.rights.accessRightsinfo:eu-repo/semantics/openAccessen
item.fulltextWith Fulltext-
item.openairetypeDoctoral Thesis-
item.cerifentitytypePublications-
item.grantfulltextopen-
item.languageiso639-1it-
item.openairecristypehttp://purl.org/coar/resource_type/c_18cf-
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