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http://hdl.handle.net/2067/2732
Title: | Prime indagini sugli effetti della selvicoltura d’albero sulle dinamiche di crescita e di competizione delle specie sporadiche tutelate dall’ordinamento forestale toscano | Other Titles: | First analysis about the effects of tree-oriented silviculture on growth and competition dynamics of sporadic tree species protected by forest law in Tuscany | Authors: | Sansone, Dalila | Keywords: | Selvicoltura d'albero;Speci sporadiche;Gestione forestale;Tree oriented silvicolture;Sporadic tree species;Forest management system;AGR/05 | Issue Date: | 28-May-2013 | Publisher: | Università degli studi della Tuscia - Viterbo | Series/Report no.: | Tesi di dottorato di ricerca. 25. ciclo | Abstract: | L’indagine svolta è stata finalizzata all’ampliamento delle conoscenze sull’ecologia e le dinamiche di crescita e di competizione delle specie arboree sporadiche tutelate dall’ordinamento forestale regionale toscano all’art. 12 (DPGR 48/R del 2003), recante il titolo “Tutela della biodiversità”. Tali specie si caratterizzano per la debolezza competitiva nei confronti delle specie dominati o sociali e per la tendenza alla rarefazione negli stadi evolutivi più avanzati delle cenosi. La gestione forestale storica, inoltre, ha influito negativamente sulla loro presenza, privilegiando un approccio di popolamento che ha sfavorito la diversificazione specifica e ridotto le potenzialità di rinnovazione delle specie oggetto di indagine. L’interesse per le specie sporadiche è legato principalmente al potenziale ecologico che le contraddistingue, senza trascurare quello di valorizzazione economica dei singoli soggetti appartenenti a specie con legnami di pregio, particolarmente apprezzati dal mercato. Non essendo state tradizionalmente di interesse a scopo produttivo, non sono reperibili o sono molto scarse, allo stato attuale, le informazioni in letteratura sulla selvicoltura e le esigenze ecologiche di molte di esse. Nel lavoro viene proposto un modello colturale basato sulla minimizzazione e la razionalizzazione su basi ecologiche dell’intervento selvicolturale, definito di selvicoltura d’albero, diffuso in centro Europa ma poco conosciuto in Italia. La differenza sostanziale con la selvicoltura di tipo tradizionale è la concentrazione degli interventi su un numero limitato di piante ritenute potenzialmente in grado di produrre assortimenti di pregio (piante obiettivo), puntando a mantenere sostenuto e costante nel tempo l’incremento diametrico attraverso la liberazione di spazio sufficiente per la crescita delle chiome (tagli di dètourage o crown release). La tecnica è stata scelta in quanto ritenuta in grado di rispondere contemporaneamente alle esigenze di tutela e di valorizzazione ecologica e produttiva delle specie sporadiche. Sono stati realizzati 80 ettari di interventi dimostrativi basati su tale approccio, in due comprensori forestali regionali con diverse caratteristiche vegetazionali e climatiche: (i) il complesso delle Colline Metallifere (GR – area antiappenninica) con popolamenti cedui di latifoglie caducifoglie a diverso stadio evolutivo ed (ii) il complesso Abetone - Melo (PT – area appenninica) con popolamenti ad alto fusto di faggio a diverso stadio evolutivo ed ex cedui di castagno in prolungato abbandono colturale. Il modello è stato adattato alle situazioni in esame e in alcuni casi sono state proposte soluzioni di integrazione con la selvicoltura correntemente applicata. Ai fini dell’indagine si è proceduto all’individuazione delle formazioni forestali rappresentative per estensione, forma di governo e modalità di trattamento ed alla loro caratterizzazione dendrometrica e strutturale per la definizione delle condizioni di crescita. All’interno di queste formazioni sono state selezionate 362 piante obiettivo campione appartenenti a dodici diverse specie sporadiche (ciavardello, sorbo domestico, sorbo degli uccellatori, sorbo montano, acero campestre, acero di monte, acero riccio, acero trilobo, agrifoglio, ciliegio, pero, maggiociondolo). Sul campione è stato avviato il monitoraggio (i) dei parametri dendrometrici (in particolare di fusto e chioma), (ii) degli aspetti qualitativi riferiti al tronco da lavoro potenziale, (iii) delle dimensioni della buca creata con il taglio e (iv) della competizione a livello individuale stimata con il calcolo dell’indice di Hegyi. Lo scopo è quello di procedere al monitoraggio di tutti i parametri di interesse, per un periodo sufficientemente lungo a disporre di serie storiche di dati che consentano di mettere in correlazione le caratteristiche dell’intervento alla risposta incrementale delle singole specie, discriminando per tipologia vegetazionale e forma di governo. L’analisi a scala di popolamento, invece, ha la finalità di valutare l’effetto degli interventi proposti su struttura e diversità, descritte avvalendosi di un set di indici specifici (Richness, Shannon e Simpson per la diversità specifica; Cox , Pielou, Clark-Evans (per la struttura orizzontale); Species Profile Index e Vertical Eveness (per la struttura verticale) e i Neighbourhood Index Mingling, Contagion e Size differentiation). I primi risultati hanno messo in evidenza come gli interventi incidano su diversità specifica e struttura verticale a livello di popolamento, pur risultando deboli in termini di prelievo (eccetto nei casi di intervento combinato selvicoltura d’albero e selvicoltura di tipo tradizionale). L’intensità è invece forte a scala di singola pianta obiettivo, trattandosi di diradamenti localizzati dall’alto finalizzati alla liberazione di spazio per la crescita della chioma. Allo stato attuale non è possibile fornire informazioni sulle correlazioni tra dinamica incrementale e trattamento, essendo trascorsi solo da uno a due anni dalla realizzazione materiale degli interventi. Sui ritiene che l’impostazione del protocollo di monitoraggio, tanto delle condizioni ambientali (analisi del popolamento) quanto delle dinamiche di crescita delle piante obiettivo campione, sia un utile strumento ai fini gestionali, nell’ottica del crescente interesse per le specie in esame. D’altra parte la realizzazione degli interventi proposti su superfici molto ampie, in contesti nei quali la selvicoltura è un settore economico rilevante, può contribuire alla diffusione delle conoscenze sulla selvicoltura d’albero e sulle potenzialità ecologiche e produttive delle formazioni forestali regionali tra tutti i portatori di interesse. Tale modello colturale, opportunamente adattato ai contesti di riferimento, favorisce la diversificazione specifica (biodiversità) e produttiva (esigenze socio-economiche) dei popolamenti, rispondendo al requisito cardine della gestione forestale, la sostenibilità. La quantificazione e una definizione puntuale di tali effetti richiedono osservazioni sul lungo periodo di cui il lavoro realizzato costituisce una ampia base di partenza. Abstract Aim of the work is to increase currently available knowledge on auto-ecology, growth and competition dynamics of sporadic tree species. Species protected by Tuscany Forest Law on the “custodial management of biodiversity” (art. 12, DPGR 48/R 2003) are being considered here. These species are characterized by a weak competitive ability as compared with social, dominant species and by a progressive disappearance in the final stages reached by the forest coenosis. The customary, historically applied forest management, has not promoted and even supported the presence of sporadic trees because based on the “stand approach”. Such criterion does not increase compositional diversity because its main goal is the successful tending and regeneration of main tree species only. Attention paid nowadays to sporadic trees is due to biodiversity issues and to the inherent species-specific ecological value, but it may be addressed too to a productive issue, many of them growing valuable wood. Given the lack of concern for this purpose showed so far, large knowledge gaps exist today both on the auto-ecology and silvicultural management of specific diversity scattered into the main crop layer. The work suggests the enforcement of a silvicultural model based on the criteria and methods of tree-oriented silviculture, a well-known approach in Central Europe, rarely applied in Italy to date. The main difference to traditional silvicultural practice is the implementation of interventions only around the best phenotypes (target trees), aimed at tending, controlling and speeding up their growth and getting in this way high quality timber, i.e. boles free of branches. This technique foresees the removal of neighbouring trees in a way that crowns of selected subjects are being allowed to growth freely. Care is devoted in the practice to balance cost of intervention-economical revenue. Demonstrative tree-oriented practices have been carried out on an area of 80 ha in two districts different as for climate conditions and forest types: (i) the Colline Metallifere hilly area (southwestern Tuscany): broadleaved forests aged differently and managed under the coppice with standards system; (ii) the Abetone-Melo mountain area (north-western Tuscany, Apennine range): beech evenaged forest aged differently and no more managed chestnut coppice forests. The basic principles of tree-oriented silviculture have been adapted to the types concerned and, in a few cases, this model has been integrated with traditional cultivation practices. Stands representative as for tree species composition and management system were chosen and described (mensurational and stand structure parameters) to define the general background conditions of tree growth. In these stands 362 target trees of 12 different species were selected. On this sample, monitoring was implemented according to the following contents: (i) mensurational parameters (trunk and crown sizes); (ii) qualitative features (bole length free of branches); (iii) gap sizes created by selective cuttings; (iv) level of inter-tree competition by the Hegyi index. Aim of monitoring layout is to check the variation of parameters of interest over time and verify their relationships with the applied methods of silvicultural intervention. The most notable issue seems to be the relationship dbh-crown growth with removal intensity. Stand structure analysis showed to be helpful to defining tree removal effects on spatial arrangement and types of diversity at the stand level. All these features were described by a set of specific indexes (Richness, Shannon, Simpson (species diversity); Cox, Pielou, Clark-Evans (horizontal structure); Species Profile Index, Vertical Evenness (vertical structure); Neighbourhood-Based Indexes as for tree size, mingling and spatial arrangement. First results show the effects on vertical stand structure and its diversity, even if the percentage of removal at the stand level is very low (except where tree-oriented and traditional silviculture are being practiced together). The intensity of spotty interventions is vice versa high, because of the removal of competitors all around the target tree, i.e. of dominant trees. No information is available about growth dynamics following practices implementation, since these have been accomplished over the last two years. We do think that the monitoring system defined at stand as well as at target tree level may be a consistent and effective management tool, taking into account the increased attention devoted to sporadic tree species. The demonstrative interventions were implemented into areas where silviculture is a key economic sector. We suppose therefore this experience can contribute spreading tree-oriented silviculture approach and increase the awareness of stakeholders about the ecological and productive potential of regional forests. Tailoring tree-oriented silviculture criteria to the specific quality of the intervention areas can enhance biodiversity and increase the overall value of mass plus quality woody production. This last issue can certificate the sustainability of the proposed silviculture as an optional forest management system. The actual evaluation of tree-oriented silviculture effects on the dynamics of stand structures and on the awaited enhanced biodiversity, requires anyway long-term observations. In this perspective, the present work provides a basis and a starting point. |
Description: | Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per la gestione forestale e ambientale |
URI: | http://hdl.handle.net/2067/2732 |
Appears in Collections: | Archivio delle tesi di dottorato di ricerca |
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