Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2067/1137
Title: Dada in Italia. Un'invasione mancata
Other Titles: Dada in Italy. An unsuccessful invasion
Authors: Paoletti, Valeria
Keywords: Dadaismo;Julius Evola;Bleu;L-ART/03
Issue Date: 3-Mar-2009
Publisher: Università degli studi della Tuscia - Viterbo
Series/Report no.: Tesi di dottorato di ricerca. 20. ciclo
Abstract: 
La tesi Dada in Italia. Un’invasione mancata, nasce dall’interesse per il dadaismo in generale e per il suo aspetto performativo in particolare. Ricostruisce un episodio forse meno noto, ma non secondario e non ancora sufficientemente studiato, del panorama artistico italiano tra le due guerre: la stagione Dada romana del 1921.
La tesi si inserisce nel solco tracciato da Crispolti con “Dada a Roma, contributo alla partecipazione italiana al Dadaismo” e da altri studiosi che la partecipazione italiana al dadaismo hanno contribuito ad approfondire – mi riferisco in particolare a Giovanni Lista e al suo “Dada in Italia” - ma con il proposito di rovesciare, se possibile, il punto di vista ed analizzare non la partecipazione italiana al dadaismo internazionale, di fatto temporanea, isolata e discutibile, ma la partecipazione internazionale al dadaismo italiano.
L’“invasione Dada”, cui il titolo della tesi si riferisce, auspicata da Julius Evola, principale promotore della stagione Dada romana, non ha avuto in Italia lo stesso successo incontrato in altri paesi e l’apporto internazionale si realizza più nel numero della rivista Bleu curato da Evola ed alla stagione dedicato, che non nella stagione Dada stessa. Di questo numero avevano parlato Crispolti, ricostruendone in modo sommario il suo contenuto e Vanni Scheiwiller, editore di alcuni testi di Evola. Proprio nel suo archivio, donato al Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano, ho rintracciato tra il materiale evoliano presente, due progetti o menabò di questo numero ad oggi inedito. Un secondo ritrovamento, quello di alcuni manoscritti evoliani in un archivio privato di Orvieto, permette di colmare alcune lacune presenti nella ricostruzione della rivista ipotizzata da Crispolti, di ricostruire la stagione Dada romana ed analizzare la particolare concezione del dadaismo sviluppata da Evola.
La tesi si articola in tre capitoli e non segue un ordine cronologico. La scelta dipende dal voler entrare, fin dal primo capitolo, nel vivo della stagione Dada romana, con frequenti incursioni e salti temporali nel dadaismo europeo.
La stagione è ricostruita attraverso il “Calendario della grande stagione Dada romana” documento pubblicato, ma mai analizzato prima. L’analisi si articola su più livelli, dal ruolo assunto dal pubblico nelle manifestazioni dadaiste, alla particolare concezione dell’opera d’arte che in essa si afferma.
Il secondo capitolo si sofferma invece su un caso europeo il Salon Dada di Parigi, cui il movimento italiano Dada partecipa. Contemporaneo alla stagione Dada italiana, si svolge infatti nel mese di giugno del 1921, simile ad essa per l’alternarsi di esposizioni e manifestazioni, è un campionario di tecniche e metodologie consolidate nella prassi dadaista e che Evola, per averle riproposte nella stagione Dada, doveva senz’altro conoscere. È anche un nodo problematico nella storia del movimento, la cui dissoluzione è seguita in parallelo ai tentativi di Evola, falliti, di dare un seguito alla stagione Dada, nel corso del capitolo.
Se l’avventura del dadaismo italiano si conclude tutta nella stagione romana, più complesso è, grazie ad Evola, il panorama teorico in cui essa si inserisce.
È questo un aspetto peculiare del dadaismo italiano, dovuto all’attitudine speculativa di Evola e in aperto contrasto con l’atteggiamento antintellettualistico e antiartistico di Dada o piuttosto un aspetto meno studiato, ma non secondario del dadaismo? Su questo, definito anche “il problema del dadaismo di Evola”, vari studiosi hanno espresso pareri discordanti.
Il terzo capitolo segue un percorso a ritroso, che risale agli anni della sua formazione, ai suoi contatti con l’ambiente romano e i futuristi, ai contatti di questo ambiente con il dadaismo prima di Evola e all’esistenza di altri eventuali dadaisti italiani. Se nel primo e nel secondo capitolo si è parlato maggiormente di quelle che Evola chiama manifestazioni esteriori del dadaismo, nel terzo, attraverso i suoi testi, si cerca di cogliere quella che definisce essenza del dadaismo.

The thesis Dada in Italy. An unsuccessful invasion Arises from my interest in dadaism and in his performative aspects. It aims to investigate an important but understudied event of Italian artistic life between the wars: Italian Dada Season held in Rome in 1921.
The best source for information on dadaism in Italy remains Enrico Crispolti’s “Dada a Roma. Contributo alla partecipazione italiana al Dadaismo”and Giovanni Lista’s “Dada in Italia.” They have explored Italian contribution to international dadaism: my purpose is instead to analyze international contribution to Italian dadaism.
Internationalism is in fact an essential quality of Dadaism, but the “Dada invasion” - that title refers to - hasn’t been so successful in Italy like as in others countries and the word “international” is probably more appropriate to describe an unpublished number of a review, called Bleu, dedicated to the Italian Dada Season, than to the season itself. It is edited by Julius Evola, the foremost representative of Italian Dada. I found this number of Bleu, frequently mentioned by Crispolti and others, in Vanni Scheiwiller’s Archive at the University of Milano and some Evola’s manuscripts in a private archive in Orvieto. These materials allowed me to study Italian Dada Season and Evola’s thought in depth.
The three chapters of this thesis aren’t organized chronologically. In the first chapter my analysis will focus on one of Evola’s founded manuscripts, the “Calendario della grande stagione Dada romana” and it will demonstrate his value for reconstructing Italian Dada Season. It is a multy layered analysis which also involves the role of audience and the concept of work of art. This is the first, the largest, but also the last public Dada manifestation in Italy. My purpose is to investigate the reasons of the resistance showed by public, press, art critics and artists also to “Dada invasion”.
The second chapter will explore the Salon Dada held in Paris in 1921. Like Italian Dada Season it is crucial to understand how exhibition format and public manifestation is chosen like a tool and manipulated by dadaists in an unconventionally way to show works of art but also to elicit violent audience reactions. Like Italian Dada Season it precedes the demise of the movement in Paris. The second chapter will trace the history of the last Evola’s projects before living any artistic activity.

The third chapter will focus on Evola’s tought. It will survey some Evola’s manuscripts, discussions texts for conferences held during Italian Dada Season in which he talks about dadaism as an interior state and not only as an artistic movement. This is an important, but understudied aspect of International Dada. In order to appreciate his conception of Dada, I will explore relationship between his and Tzara’s thought.
Description: 
Dottorato di ricerca in Memoria e materia delle opere d'arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione, musealizzazione
URI: http://hdl.handle.net/2067/1137
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