Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2067/1126
Title: L'opus sectile medievale in Sicilia e nel Meridione normanno
Other Titles: Medieval opus sectile in Sicily and in Norman Southern Italy
Authors: Longo, Ruggero
Keywords: Opus sectile;Pavimenti;Marmi;Mosaici geometrici;L/ART-01
Issue Date: 3-Mar-2009
Publisher: Università degli studi della Tuscia - Viterbo
Series/Report no.: Tesi di dottorato di ricerca. 21. ciclo
Abstract: 
L’opus sectile medievale ha suscitato attenzioni marginali da parte della critica. Questa si è concentrata soprattutto sulla produzione ‘cosmatesca’ del medioevo romano. Minore attenzione è stata dedicata ai fenomeni legati alla committenza normanna benché precoci sviluppi della tecnica siano documentati, nelle regioni meridionali ed in Sicilia, da decorazioni e pavimentazioni che si distinguono nettamente dalla produzione laziale in virtù della presenza di componenti di matrice islamica che arricchiscono lo stile rinnovando il linguaggio ornamentale. La ricerca ambisce a restituire un quadro attendibile delle manifestazioni artistiche in opus sectile del meridione normanno.

Nella prima parte del presente volume, fornita una definizione di opus sectile, viene affrontata la questione teorica dell’ornamento attraverso riflessioni estetologiche ed indagini storiografiche volte a misurare l’apprezzamento critico delle arti decorative nell’arco del medioevo ed in età contemporanea.
Emerge anzitutto l’importanza che può avere lo studio dell’ornamento come manifestazione artistica all’interno dell’evoluzione del pensiero e dell’arte.
Pertinente in tal senso è l’approfondimento sull’estetica e sulla critica d’arte medievali relative all’ornamento. Nel medioevo l’ornamento è arte più di quanto possa esserlo in epoca moderna e contemporanea. Gli uomini medievali erano proiettati verso una trascendenza immanente del mondo circostante che conferiva loro un’apertura verso l’elemento astratto. L’arte figurativa e rappresentativa, carica di significati e valori contenutistici, non negava l’importanza dell’arte ornamentale, mentre l’aspetto materico dell’opera d’arte era tenuto in grande considerazione. L’ornamento medievale doveva possedere le proprietà di procurare piacere ed indurre alla contemplazione. L’opus sectile rispondeva ad entrambe le proprietà.
Una digressione sull’estetica dell’ornamento islamico permette di individuare tangenze e punti di contatto con le estetiche medievali occidentali. Tangenze che verosimilmente hanno permesso l’introduzione di modi islamici nell’arte romanica. Procurare piacere era e continua ad essere una delle proprietà fondamentali dell’arte islamica, tesa da sempre ad evitare con cura contenuti religiosi o rappresentazioni mimetiche che rischierebbero di competere con la creazione divina. L’Islam si era specializzato nel creare qualcosa che procurasse piacere senza significare alcunché. Questo requisito diede agli artigiani musulmani l’opportunità di rispondere alle esigenze di culture diverse. Una di queste culture fu quella normanna.
Il valore attribuito all’ornamento in epoca medievale mette in luce le carenze della critica tradizionalmente concentrata sulle arti rappresentative, più semplici da interpretare nei contenuti e nei riferimenti culturali. L’interesse verso l’ornamento sviluppatosi dalla seconda metà del secolo XIX mostra una smania tassonomica dettata dal desiderio di conoscere i linguaggi ornamentali delle diverse regioni ed epoche, ma solo eccezionalmente diviene strumento per la comprensione di un dato fenomeno culturale.
Lo studio dell’opus sectile normanno dimostra invece come l’ornamento possa fornire indicazioni preziose, contribuendo alla definizione del complesso quadro culturale che determinò lo sviluppo della koinè mediterranea in epoca medievale.
La seconda parte del volume muove in direzione dell’indagine storico - artistica del fenomeno all’interno del contesto monumentale e dell’ambito culturale. L’indagine sull’opus sectile medievale è stata condotta attraverso lo studio analitico di quattro monumenti del regno normanno, selezionati accuratamente in base alla loro rappresentatività nell’ambito della produzione meridionale. Si tratta della chiesa di Sant’Adriano in San Demetrio Corone (fine XI-inizi XII), della chiesa di San Menna in Sant’Agata dei Goti (1110), della Cappella Palatina di Palermo (1140) e della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio in Palermo (1143).
Per far fronte alle questioni esposte precedentemente, dipanando il groviglio di relazioni e delineando un quadro attendibile delle manifestazioni artistiche in opus sectile del meridione normanno, l’indagine si avvale di due strumenti principali: la catalogazione dei motivi ornamentali e l’identificazione dei materiali lapidei in opera.
Lo studio analitico dei pattern permette anzitutto di comprendere le dinamiche sottese alla loro realizzazione, facendo emergere il valore tecnico ed artistico dei manufatti in opus sectile. Risulta più agevole allora distinguere tra modalità esecutive occidentali, bizantine ed islamiche.
Catalogati per monumento secondo un ordine cronologico, i motivi ornamentali impiegati nell’opus sectile rendono espliciti i segni e gli influssi di culture e lingue diverse, consentendo di tracciare una linea evolutiva e formulare ipotesi sulle relazioni ed i contatti tra le maestranze che operarono nei cantieri dei quattro monumenti oggetto di studio.
L’identificazione dei materiali impiegati ha fornito risultati importanti che riflettono le ipotesi formulate sulla base dei motivi ornamentali. È stato possibile tracciare un panorama inedito dell’opus sectile medievale, isolando le squadre di marmorari che eseguirono le decorazioni nei cantieri normanni e delineando un quadro di relazioni tra le varie maestranze.
In particolare sono state eseguite indagini mineralogico petrografiche su campioni di tessere bianche e gialle. L’identificazione del calcare palombino e del marmo giallo antico di Numidia ha confermato il reimpiego di materiali di epoca classica da parte delle maestranze attive durante il primo quarto del secolo XII.
Tra le tessere bianche è stato identificato un litotipo prodotto artificialmente, denominato stracotto, impiegato in origine nelle decorazioni in opus sectile del meridione normanno. Prime indagini hanno rivelato la presenza di stracotto nella Cappella Palatina di Palermo. Successivamente lo stracotto è stato individuato nelle decorazioni della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio ed in quelle della Zisa di Palermo.
Il valore dello stracotto, impiegato presumibilmente in sostituzione del palombino romano, è emerso con evidenza nel corso delle indagini non appena è stata rilevata la sua presenza nel pavimento in opus sectile del Duomo di Salerno, eseguito tra il 1121 ed il 1136 per volere dell’arcivescovo Romualdo.
L’impiego di stracotto a Salerno dimostra che il litotipo era conosciuto in quella città in un’epoca anteriore ai cantieri palermitani. Verosimilmente gli artigiani che si occuparono della pavimentazione e delle decorazioni in opus sectile di arredi e pareti della Palatina provenivano da Salerno.
L’ipotesi di un flusso di maestranze tra Salerno e Palermo definisce un quadro di scambi e influenze che si istaurarono in epoca ruggeriana, ed offre spiegazione di come il gusto islamico sia permeato in Italia meridionale attraverso la Sicilia.
L’ultima parte del volume è dedicata al catalogo contenente i rilievi delle decorazioni in opus sectile e dei motivi ornamentali dei quattro monumenti normanni. Le pavimentazioni e le decorazioni in opus sectile degli arredi dei monumenti sono restituite graficamente attraverso tavole contenenti rilievi ortofotografici e rilievi geometrici dei motivi ornamentali. Il catalogo fornisce una fotografia ‘grandangolare’ della produzione in opus sectile nelle regioni del regno normanno, dalla Campania alla Sicilia, tra i secoli XI e XII. Grazie alla catalogazione dei pattern, visibili nel dettaglio attraverso le tavole e le schede che ne illustrano collocazione e misure, modelli ornamentali, materiali impiegati e stato conservativo, è possibile seguire l’evoluzione dell’ornamento nelle decorazioni in opus sectile del meridione normanno.
In appendice sono infine esposti i risultati delle indagini tecnico-scientifiche eseguite su una gamma di campioni di materiale lapideo in opera nei monumenti oggetto dell’indagine.

The medieval opus sectile has generally raised marginal interest by art criticism. Scholars were mainly concentrated on Roman cosmatesque production. A minor attention was drew to Norman patronage despite a precocious and well documented development of the technique of opus sectile in Sothern Italy and Sicily: in these areas wall and pavement decorations in opus sectile clearly differentiate from the Roman production because of the presence of elements issued from Islamic tradition which contributed to enrich style and renew ornamental language.
The goal of the present inquiry is to set up, on reliable basis, the artistic phenomenon related to opus sectile in the Norman South.
The first part of the volume deals with the problem of definition of opus sectile; the theoretical question of ornament is then faced through aesthetic observations and historiographical inquiries aiming to measure the appreciation of ornament since the Middle Ages tothe contemporary age.
Therefore, deepening the aesthetic and medieval art criticism of ornament reveals to be relevant.
Medieval ornament was conceived in order to provide pleasure and to lead to contemplation. Opus sectile responded to both needs.
A digression on aesthetic of Islamic ornament allows to single out similarities and contacts with Western medieval aesthetics. Islamic art was specialized in supplying pleasure without a specific meaning. This peculiarity gave to Muslim craftsmen the possibility to answer to the needs of different cultures, including the Norman’s commands.
The value attributed to ornament in the middle Ages highlights deficiencies of art criticism, traditionally concentrated on representative arts.
The interests on ornament, expanded since the second half of the XIXth century, show a taxonomic mania which very rarely raises to be a real instrument intended for the comprehension of artistic and cultural phenomena.
The study of Norman opus sectile demonstrates instead how ornament can provide precious clues and contribute to understand the complex setting from which the Mediterranean koinè spread out during the Middle Ages.
The second part of the volume moves toward the art historical inquiry of opus sectile, related both to monumental and cultural contexts.
The research has been led through the analytical study of four buildings of Norman kingdom, accurately selected because of their relevance in the framework of Southern architectural production.
The churches of Sant’Adriano in San Demetrio Corone (end XIth- beginning XIIth century), San Menna in Sant’Agata dei Goti (1110), the Palatine Chapel in Palermo (1140) and Santa Maria dell’Ammiraglio in Palermo (1143) have been examined.
In order to face and solve the questions exposed above, unraveling the ‘twine’ of relations and delineating a reliable setting of artistic phenomenon of opus sectile in Norman Southern Italy, the research makes use of two principal tools: the cataloguing of ornamental patterns and the identification of stone materials employed.
The analytical study of patterns let us to understand the dynamics that took to their creation and to point out the technical and artistic value of artifacts realized in opus sectile.
Ornamental motifs applied to opus sectile have been catalogued for every single building following a chronological order: signs and influences from different cultures are thereby explicitly disclosed, allowing to draw a progression and to formulate hypothesis on links and relations between teams of craftsmen operating in the building sites of the four edifices considered.
The identification of materials employed yielded important results, which confirm hypothesis formulated on the basis of ornamental patterns.
It was therefore possible to trace a renewed panorama of medieval opus sectile, isolating the teams of stone workers which executed decorations in the Norman building sites and outlining relationships between different groups.
Notably, a special lithotype has been identified among white tesserae: it is an artificial product, that we named stracotto, originally employed in opus sectile decoration in the Norman South. Early inquiries revealed the presence of stracotto in the Palatine Chapel in Palermo. Stracotto has afterword been singled out in decoration of Santa Maria dell’Ammiraglio and in the Zisa Palace in Palermo.
The value of this ‘new’ material, presumably employed to replace the roman palombino, clearly appeared when the stracotto was found in the opus sectile pavement in the Salerno Cathedral, realized between 1121 and 1136 for the will of archbishop Romualdo.
The employing of stracotto in Salerno demonstrates that this special white stone was previously used in this center, and only later in the examined Sicilian architectures.
It is thus likely that artisans working at the opus sectile of the Palatine Chapel came from Salerno.
The hypothesis of a ‘flow’ of teams between Salerno and Palermo helps both to define a setting of exchanges and influences established under Roger II and to explain how the Islamic taste permeated in Southern Italy through Sicily.
The last part of the volume is dedicated to the catalogue: it encompasses the complete survey of opus sectile in the four Norman edifices considered.
Pavements and decorations in opus sectile are graphically rendered by tables containing ortophotographic surveys and geometric surveys of ornamental patterns.
The catalogue thus offers a ‘wide-angle lens photography’ of the opus sectile production in the regions of the Norman kingdom, from Campania to Sicily, between XIth and XIIth centuries.
Results of scientific analysis are lastly exposed in the Appendix; analysis have been executed on a range of stone samples employed in the Norman buildings studied.
Description: 
Dottorato di ricerca in Memoria e materia delle opere d'arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione, musealizzazione
URI: http://hdl.handle.net/2067/1126
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